Nel primo articolo, pubblicato sul numero di Marzo ’21, avevo accennato a due “PERICOLI” che incombono sullo skipper nella gestione di una crociera con equipaggio. Forse sarebbe più corretto chiamarli CONDIZIONAMENTI anche se, alla fine, il risultato non cambia. Mi riferisco, in particolare, a due fattori che si presentano frequentemente…

Il primo è legato alle ASPETTATIVE dell’equipaggio. Le persone imbarcate con noi e che si siano un minimo documentate sulle “mete imperdibili” presenti nella zona di navigazione, vogliono visitarle e comunicano al Comandante questo loro desiderio.

Lo Skipper cerca, nei limiti del possibile, di soddisfare questa legittima aspettativa: “…dobbiamo assolutamente andare alla baia di Sakarun, mi hanno detto che è bellissima!”. Questa fu l’insistita richiesta che ricevetti durante una crociera estiva di qualche anno fa.
Tutto vero, la baia meritava una visita, ma sfortuna volle che nel giorno designato fosse previsto un rinforzo da SW dovuto al rapido passaggio di un fronte fresco; Sakarun è esposta a Sud ed ancorarsi con onda e vento in quel luogo (peraltro bellissimo) avrebbe comportato, come minimo, pesanti disagi per tutto l’equipaggio e, probabilmente, qualche fastidioso attacco di mal di mare per i più deboli di stomaco, compromettendo le indubbie attrattive della baia con i suoi fondali di sabbia chiarissima e le acque cristalline con colori caraibici.

Tenni il punto e decisi di rimandare il tutto al giorno seguente, scegliendo per quel giorno, un ancoraggio ridossato sulla costa orientale dell’isola di Molat, evitando mal di pancia all’equipaggio e sollecitazioni inutili alla barca. Ovviamente spiegai le ragioni della mia scelta e, a posteriori, tutti concordarono anche se – nell’istante in cui comunicai la mia decisione – la mia popolarità a bordo subì un momentaneo tracollo. Il giorno seguente, come previsto, il meteo volse al bello e Sakarun ci accolse al meglio, con mare calmo e trasparenze da togliere il fiato.

In situazioni come queste la prima preoccupazione del Comandante deve essere quella di garantire il massimo di sicurezza (e benessere) per equipaggio e barca, anche a costo di scontentare qualcuno, prendendo le decisioni più sagge con serenità ma con cortese fermezza.

Il secondo pericolo è quello del TEMPO A DISPOSIZIONE. Capita spesso che i giorni siano contati, che qualcuno debba rientrare “per forza” in una certa data o che abbia già prenotato l’aliscafo che lo riporterà , ad esempio, da Lussin Piccolo a Trieste per poi proseguire in treno verso Verona.

Premesso che le necessità dei singoli ospiti vanno tenute nella giusta considerazione, accade talvolta che queste confliggano con le esigenze di navigazione: un colpo di Bora che ci imponga un giorno di stop non preventivato, un problema al motore che richieda una sosta imprevista in un marina o quant’altro possa imporre un’inattesa modifica del piano di navigazione.

Quando navighiamo abbiamo tre “padroni” ai cui capricci non possiamo sottrarci: il vento, il mare ed il meteo, e sarebbe bene piegare le nostre esigenze al loro volere, anche perché pretendere di fare il contrario può diventare davvero pericoloso.
A tale proposito vorrei ricordare un evento tragicamente emblematico. Il 18 Aprile del 2017 un Bavaria 50” naufragò mentre stava cercando di entrare nel porto di Rimini: la Bora che soffiava a 35 nodi e le onde alte tre metri spinsero la barca, con il motore in avaria ed a secco di tela, sugli scogli del frangiflutti. Le persone a bordo furono scaraventate in acqua ed in quattro persero la vita. Tre erano nostri concittadini.

L’inchiesta che seguì accertò alcuni fatti : tre membri dell’equipaggio messi “fuori combattimento” dal mal di mare; una manovra che li aveva portati troppo sottovento rispetto all’entrata costringendoli a risalire vento e mare a motore, il quale si spense proprio quando sarebbe stato indispensabile, probabilmente a causa di impurità presenti nel combustibile messe in circolo dal rollio dell’imbarcazione la quale, in quelle condizioni era diventata un vero e proprio “frullatore”.

Ma un altro aspetto fu messo in luce: quella navigazione finita così tragicamente era la seconda tappa di una crociera di trasferimento che avrebbe dovuto avere, come meta finale, Trapani. Vi era la necessità di arrivare entro una certa data a destinazione: alcuni biglietti aerei erano già stati acquistati ed “improrogabili” impegni professionali attendevano alcuni membri dell’equipaggio a Verona.

Da qui la decisione di prendere il mare, lasciando l’ormeggio di Marina di Ravenna, a dispetto delle raccomandazioni di altri velisti presenti in banchina, nonostante le condizioni meteo molto impegnative e le previsioni che davano per certo di un ulteriore peggioramento. Il fattore TEMPO (a disposizione) era quindi entrato prepotentemente nelle valutazioni dell’equipaggio, influenzando tragicamente le decisioni del Comandante!

Si potrebbe obiettare che, in presenza di un meteo tanto ostile, non vi siano date, prenotazioni o scadenze che tengano. Concordo, ma può accedere che la necessità di rispettare tali impegni possa indurre lo Skipper a sottostimare condizioni meteomarine indubbiamente troppo impegnative e pericolose, rendendolo più “permeabile” alle richieste ed alle insistenze dell’equipaggio.

L’insegnamento che possiamo trarre dalle altrui esperienze e dalle nostre è, in buona sostanza, quasi elementare nella sua enunciazione, anche se talvolta non semplice da declinare a bordo: la SICUREZZA (dell’equipaggio, nostra e della barca) deve rappresentare, SEMPRE, il punto di partenza e di arrivo di ogni nostra decisione, la premessa non negoziabile … anche a costo di NON assecondare le richieste di chi naviga con noi affidandosi alla nostra competenza ed alla nostra preparazione.

Buon Vento a tutti!

Mirco Mascotto