Come preparare barca ed equipaggio per la navigazione notturna? Quali sono i comportamenti “virtuosi” e quelli da evitare? Come innalzare il livello della sicurezza a bordo? Sono domande alle quali cercherò di dare una risposta in questo articolo, ma prima è opportuna una premessa.

La navigazione notturna è una delle esperienze più anelate e, al tempo stesso, temute per chi inizia a navigare a vela. Le ragioni sono molteplici: il buio ci attira e ci spaventa, il gusto di superare i limiti che ci vengono imposti dall’essere animali diurni si unisce ad una sorta di timore ancestrale connesso ed alimentato dai miti che, nella nostra cultura, sono indissolubilmente legati alla notte, intesa come mancanza di luce.

Qui bisogna sfatare un primo tabù. Il buio assoluto non esiste! Se il cielo è sereno il riflesso della via lattea ci asseconderà nella nostra navigazione; se la luna risplende, il suo chiarore ci donerà una visione chiara e anche se il firmamento è coperto da nuvole, un alone ialino (dall’aspetto simile al vetro; incolore, trasparente. ndr) ci accompagnerà fino alle prime luci dell’alba.

I nostri occhi hanno straordinarie capacità di adattamento ed imparano ben presto ad esplorare il buio, restituendoci immagini e informazioni inattese e sorprendenti. Il segreto per ottenere questo risultato è quello di “disturbare” il meno possibile il nostro apparato visivo con luci di vario tipo: più saremo al buio e più riusciremo a vedere!

Nel breefing, che sarà bene tenere prima di mettersi in navigazione, questa è la prima regola da condividere con l’equipaggio: le luci sottocoperta dovranno essere spente, fatta eccezione per la luce rossa sul tavolo da carteggio. Anche gli strumenti, se non sono proprio indispensabili, dovranno essere utilizzati nella versione “diurna” , quindi non illuminati.

Dopo una decina di minuti i nostri occhi saranno diventati talmente sensibili che anche le luci di via e la minuscola lampadina della bussola di governo daranno fastidio e ne ridurranno le capacità visive. L’ideale sarebbe spegnere tutto, ma proprio tutto!

Ovviamente bisognerà tener conto della sicurezza nostra e  degli altri, quindi dovremo farci vedere da  barche che si trovassero a navigare in zona, ma se fossimo sicuri di essere da soli, sperduti nell’immensità color inchiostro che ci circonda, potremmo anche valutare la possibilità di diventare praticamente invisibili.

Durante una traversata dalle Azzorre alla Spagna lo skipper scelse di lasciare attivo il radar (con lo schermo posizionato a murata vicino al tavolo da carteggio) con l’allarme tarato sulla distanza di 10 miglia, dopodiché spense tutte le luci di bordo e navigammo al buio…nel buio. Ben presto alzammo gli occhi al cielo e rimanemmo a bocca aperta: le stelle, quelle stesse che avevamo ammirato nelle notti precedenti, sembravano più grandi, come se tutto il firmamento si fosse abbassato ed avvicinato: sembrava davvero di poterle toccare con un dito! Il tutto mentre filavamo a sette nodi, con il pilota automatico che ci stava portando a destinazione, sicuro ed affidabile.

So bene che quella decisione, resa possibile dal fatto di essere in mezzo all’ Oceano Atlantico, non sarà di certo ricordata come un esempio da seguire; personalmente non so se avrei azzardato altrettanto… Ma confesso che lo spettacolo che Madre Natura ci regalò rimarrà per sempre uno dei miei ricordi più belli e struggenti legati al mare ed alla vela.

(segue)

Buon Vento!

Mirco Mascotto