Penso valga la pena descrivere questo recente trasferimento, portato a termine nel mese di Settembre, in poco più di 6 giorni, percorrendo circa 430 miglia da Brindisi a Porto Garibaldi, per le suggestioni che abbiamo provato, le esperienze che abbiamo acquisito e gli eventi occorsi in questa settimana di intensa navigazione, costeggiando il Montenegro e la Croazia e attraversando il meraviglioso arcipelago delle Kornati,  complesso di isole peraltro ben noto agli amici del Paterazzo.

EOLIA è un elegante sloop armato a cutter uscito ai cantieri navali CBS di Fiumicino su progetto degli architetti newyorkesi Sparkman & Stephens, barca degli anni 80 lunga 14,5 m, baglio max  3,8 m, pescaggio 2 m, motore Nanni 60 hp. I proprietari sono Federico Agostinelli e Gastone Bergamaschi. Eolia è di stanza a Leros, nel Dodecaneso, isola dedicata ad Artemide che nel secolo scorso era base della Marina Militare Italiana. La barca deve essere trasferita da Leros in un cantiere di Porto Garibaldi per una necessaria manutenzione e per il rifacimento della coperta in teak.

Gastone ci fa sapere già durante l’estate che del primo tratto da Lakki (Leros) a Brindisi si occuperà Federico. Per la seconda tratta Brindisi-Porto Garibaldi compone un equipaggio costituito oltre che da lui, skipper ed armatore, dagli amici Walter, decano del gruppo e proprietario di uno stupendo Sciarelli 50, Fabio, anima da regatante con glorioso passato sullo Strale con Francesca, reduci entrambi da anni trascorsi in Messico ed in Svizzera. Completano l’equipaggio Cesare, collega ginecologo nonché compagno di belle sciate ed il sottoscritto che cerca di riprendere con l’inizio della pensione una passione spesso, per motivi di lavoro, trascurata.

La partenza da Brindisi è fissata per il 2 Settembre, volo da Verona a Brindisi, compagnia Ryanair. Arrivo in serata al Marina dove è già festa grande per la ricorrenza dei patroni della città San Teodoro e San Lorenzo con tanto di gran pavese armato su una miriade di barche. Cena di fortuna in trattoria (tutto era già da tempo prenotato per la festa) e ritorno in barca con presa visione dell’attrezzatura e assalto alle cuccette in vista della partenza fissata per l’alba di domenica 3.

Domenica 3 ore 5.30: lasciamo l’ormeggio con traversata alla volta di Cattaro (Montenegro), distanza circa 130 miglia, supportati da un vento da Nord Ovest 15-20 nodi con onda che cresce man mano che ci allontaniamo dalla costa italiana e che mette a dura prova la tenuta dello stomaco dell’intero equipaggio. La barca fila che è un piacere per tutta la giornata. L’uscita dal porto di Brindisi è caratterizzata dal fatto che la precedenza, a differenza di quanto è consuetudine, è delle barche in entrata.

La traversata in vista della costa Montenegrina diventa impegnativa, con vento che gira a Nord – Nord Est a 30 nodi, con raffiche a 35-40 in faccia per entrare a Cattaro. E’ proprio bora e tosta che – ad un’andatura di bolina stretta, armata la trinchetta, con 2 mani alla randa e con il supporto del motore da 60 hp, non ci fa procedere affatto.

Fabio al timone, cesellatore di onde oceaniche, propende più per un’angolo di bolina meno stretto, evitando che l’onda corta sferzi costantemente l’opera viva, risultando sì un allungamento del percorso ma ottenendo con la maggior velocità un minor scarroccio. Le onde man mano che ci avviciniamo si riducono e finalmente verso le 08.00 entriamo a Cattaro ed ormeggiamo al pontile di Castelnuovo dopo qualche bordo con raffiche catabatiche, ma con mare piatto. Segue meritata ed abbondante colazione circondati da uno splendido scenario.

Lunedì 4: La giornata é dedicata al riposo con visita del piccolo abitato di Castelnuovo che presenta un bel lungomare a vocazione turistica e dove ci accoglie in serata una tipica konoba. Costo ormeggio a Castelnuovo 15 euro. E’ qui iniziano i guai all’invertitore. Prendiamo atto che non entra la retro e dopo un’attenta valutazione Gastone scopre che il cavo azionato in pozzetto non è in grado di spingere sulla leva dell’invertitore. Procede pertanto ad una rapida messa a punto regolando il cavo e con lui tutti noi speriamo tutti che il l’inconveniente non si ripresenti.

Martedì 5: Sveglia alle 6, con tratta di circa 90 miglia con arrivo a Lastovo. Condizioni meteo stabili con bora che ha spazzato via ogni nube e che si fa sentire in maniera alterna rinforzando a circa 20 nodi nel pomeriggio. Durante l’avvicinamento a Lastovo in prossimità del faro di Struga ci accorgiamo che il problema al cavo dell’invertitore si ripresenta. Con un po’ in tensione per il buio ed il motore non funzionante entriamo all’interno di Porto Rosso, sotto il faro evitando un ormeggio in banchina, peraltro tutta occupata da barche di notevoli dimensioni ed optiamo per una presa di gavitello, rimanendo lontani dalle altre imbarcazioni. Bella cena al ristorante di Porto Rosso, peraltro ben frequentato, utilizzando il tender per raggiungerlo. Il ristorante di anno in anno migliora sia nel servizio con camerieri poliglotta sia nella sostanza presentando una notevole varietà di piatti. Terminata la cena di nuovo in barca ad affrontare il dilemma dell’invertitore non funzionante. Nonostante l’offerta da parte dei proprietari del ristorante di procurarci un meccanico, sito peraltro sul lato nord dell’isola, in considerazione della distanze ancora ragguardevoli da percorrere, decidiamo di ripartire dopo un tentativo andato a vuoto di riparazione.

Mercoledì 6: siamo di nuovo in rotta a alla volta di Vis per una tratta di circa 45 miglia con destinazione finale Comisa, sita sul lato occidentale dell’isola, ben ridossata dalla bora. L’arrivo sempre con vento da Nord Est avviene verso le 21.00. Dopo una cena frugale all’ancora, date le diverse miglia che ci aspettano, riprendiamo il mare in serata, optando per turni di guardia di 2 ore per coppia e procedendo alla volta di Veli Rat, tratta di circa 100 miglia entrando nella Kornati da sud per Ravni Zaka. La scelta di Veli Rat è stata fatta sia perché si tratta di un must all’interno delle Kornati ma anche per l’ampiezza della baia con gavitelli, scelta che permette un certo margine di sicurezza in condizioni di malfunzionamento dell’invertitore.

Giovedì 7: Ingresso nel parco delle Kornati all’alba sfilando per Ravni Zaca. Ci viene riservato uno spettacolo unico mai visto alle prime ore del mattino (foto) con una splendida alternanza di colori. Lasciamo Kornat a babordo e Zut a dritta e dopo un centinaio di miglia a vela arriviamo in serata al gavitello di Punte Bianche. Bagno in acque limpidissime e preparativi per la cena. Con acqua che bolle su un fornello basculante non fissato e privo del contrappeso raddrizzante (il fornello era in riparazione) incappiamo in uno degli incidenti più frequenti in barca: la pentola si rovescia e l’acqua bollente finisce sul mio piede destro nonostante un disperato tentativo effettuato con le mani di arginare il rovesciamento della pentola. Risultato scottature di II grado sul piede dx e sulla mano sx. Limitiamo i danni grazie ad un tempestivo intervento di una nutrita equipe medica (chirurgo vascolare, ginecologo) con applicazione di Foille e nitrato d’argento. Nonostante l’incidente si riposiziona sui fornelli una nuova pentola e a tarda sera gli agognati spaghetti con bis di condimenti vengono spazzolati. Ci restano ancora 130 miglia per Porto Garibaldi ed affrontare il canale di Porto Garibaldi con l’invertitore rotto rappresenta un certo motivo di preoccupazione (ben celata) per tutto l’equipaggio.

Venerdì 8: Salpiamo all’alba alla volta di Porto Garibaldi con rotta 285° accompagnati sempre da un piacevole Nord Est che non ci abbandona. La navigazione notturna procede con una serie di slalom tra le piattaforme estrattive peraltro ben segnalate su Navionics.

Sabato 9: alle prime ore del giorno avvistiamo la costa adriatica. Adesso non ci resta che organizzare un adeguato approdo al canale interno di porto Garibaldi cercando di ormeggiare al cantiere posto sul lato sinistro in entrata. Il cantiere viene avvisato delle difficoltà di manovra che presentiamo ma nessuno si presenta in aiuto. In aggiunta l’invertitore si blocca definitivamente e a complicare la situazione siamo in balia di una corrente in entrata che ci spinge inesorabilmente verso il ponte stradale notevolmente più basso del nostro albero. Ci apprestiamo a calare l’ancora e a lanciare una cima che fortunatamente a 15 m di distanza dal ponte viene agguantata da un provvidenziale pescatore e data volta ad una galloccia di un peschereccio ormeggiato. Quello che segue è un approdo in banchina con grande soddisfazione per lo scampato pericolo e con meritato pranzo presso il ristorante sul canale.

Devo necessariamente concludere che il navigare riserva sempre emozioni e situazioni nuove, spesso imprevedibili e forse sta proprio per questo aspetto che l’andar per mare mantiene il proprio  fascino ineguagliabile nel tempo anche per marinai ormai con i capelli bianchi.

Devo necessariamente anche fare un plauso allo skipper ed armatore Gastone che in ogni situazione più imprevedibile e difficile ha mantenuto una serafica calma, suggerendo con fantastica inventiva  soluzioni originali ed inaspettate  ed a tutto l’equipaggio che con estrema simpatia non si è mai risparmiato durante questa lunga navigazione.

PS: il piede è tornato quasi normale dopo quasi tre mesi (accidenti!!).

Marco Bulighin