Nel corso dell’estate che ci siamo appena lasciati alle spalle, a poche centinaia di metri dalla spiaggia siciliana di Sciacca, è riapparso, dopo quasi settant’anni, l’isolotto di San Giorgio.

Si tratta di una piattaforma rocciosa che normalmente è coperta dalle acque del mare e da uno strato di posidonia; improvvisamente i bagnanti, increduli, si sono trovati davanti ad una “nuova” isoletta che emergeva dalle acque per circa 60 centimetri. Dopo tre giorni San Giorgio è di nuovo scomparso, celato allo sguardo dalle acque limpide del Canale di Sicilia.

Le autorità, allertate dalle associazioni ambientaliste, hanno studiato il fenomeno le cui cause non sono ancora del tutto chiare: si esclude la marea, che avrebbe riportato alla luce l’isolotto solo per qualche ora. Anche un abbassamento improvviso del livello del mare, che i siciliani chiamano Marobbio, sembra da escludersi, proprio a causa dell’insolita durata del fenomeno.

La “spinta” dal basso da parte di un cono vulcanico improvvisamente riattivatosi non sembra essere una spiegazione plausibile. Si pensa piuttosto ad un fenomeno che, combinando altissima  temperatura, evaporazione molto consistente ed alta pressione, possa aver “schiacciato” l’acqua del mare abbassandone sensibilmente  il livello. Forse, anche in questo caso, i mutamenti climatici hanno la loro parte di responsabilità.

Sempre in questa zona, nel 1831, a seguito di un’imponente eruzione vulcanica apparve un’isola; la distanza dalle costa era notevole (circa 27 miglia), quindi  furono parecchi gli stati che ne reclamarono la sovranità . La contesa fu risolta da Ferdinando II di Borbone, che inviò sul posto la corvetta Etna con l’ordine di piantare la bandiera del Regno delle Due Sicilie su quello scoglio che, infatti,  prese il nome di Isola Fernandea.

Alcuni  stati protestarono ed inviarono unità da guerra sul posto, ma la disputa fu risolta da madre natura prima che degenerasse in un uno scontro: dopo pochi mesi l’ Isola Fernandea si inabissò, formando un’enorme secca, ancora segnalata sulla carte nautiche,  alla profondità di circa otto metri.

Del tutto avvolta nel mistero è invece la sorte dell’isola  di Zanara, la cui presenza tra l’Isola del Giglio e l’Isola di Giannutri era segnalata su tutte le carte nautiche fino due secoli fa mentre, nella cartografia moderna, Zanara semplicemente NON ESISTE. Tuttavia molteplici fonti riferiscono di un’isola con un villaggio di pescatori piuttosto popoloso. Che cosa è accaduto? Un’attività vulcanica simile a quella delle coste siciliane è da escludere perché il Tirreno Centrale è una zona sismicamente stabile.

Si è propensi a pensare che, per secoli, i cartografi abbiano preso un abbaglio e si siano tramandati  per decenni un errore clamoroso. Sembra essere l’ipotesi più credibile, se non fosse per la presenza in zona della Secca delle Vedove (su molte carte secca di Mezzo Canale) che determina un improvviso innalzamento del fondale da 130 a 24 metri.

Innumerevoli immersioni hanno riportato alla luce terrecotte e suppellettili, ma niente che ci aiuti a far luce, in modo definitivo, sul mistero dell’esistenza o meno dell’Isola di Zanara.

Buon Vento!

Mirco Mascotto