E’ indubbio che uno dei passatempi preferiti dei velisti (con accompagnamento di mugugni e sospiri spazientiti  di mogli e fidanzate al seguito) sia quello di aggirarsi tra i pontili di porti turistici e marina guardando con morboso interesse le barche a vela ormeggiate.

Ad ognuna di esse, l’occhio esperto riserverà un esame più o meno accurato seguito da un commento talvolta solo pensato, ma più spesso riferito a bassa voce alla malcapitata che ci accompagna: mi piace, non mi piace, bella barca ma trascurata, questa invece è un gioiellino, etc.  

A chi si dedica, come il sottoscritto, a questo innocuo passatempo non possono sfuggire le evoluzioni progettuali enormi che, tradotte in concreto, rendono le barche di oggi molto diverse da quelle di ieri ed enormemente differenti da quelle di qualche decennio fa.

Bagli massimi che arrivano fino a poppa, pozzetti aperti, doppia timoneria, carene a spigolo accomunano quasi tutti i progetti recenti. Nei primi anni ottanta il baglio massimo era a metà barca per poi assottigliarsi verso poppa, il pozzetto doveva essere il luogo più sicuro della barca quindi era rigorosamente chiuso e possibilmente profondo, la ruota del timone era una soltanto ed enorme, per consentire al timoniere di accovacciarsi ai lati delle panche per vedere bene i filetti e governare con grande precisione grazie alle sue generose dimensioni.

La carena a spigolo, infine, era presente quasi esclusivamente sulle barche autocostruite in ferrocemento, compensato marino o acciaio.

Le barche di oggi si somigliano un po’ tutte: cambiano le dimensioni, i materiali utilizzati ed il livello di finitura, ma le linee di carena sono, salvo qualche rara eccezione, molto simili tra loro: sospetto che i software di progettazione, sempre più potenti e sofisticati, producano risultati comparabili e finiscano per influenzare e condizionare i progettisti, limitandone l’estro e la creatività.

Non ne faccio una questione di estetica, perché i gusti sono personali e, come tali, vanno accettati e rispettati. Oltretutto il nostro senso estetico si modifica nel tempo ed è sicuramente influenzato dalle tendenze consolidate; in parole povere “dopo un po’ ci si abitua” …

Dal punto di vista del comportamento in mare le barche di ultima generazione, leggére, con poppe molto larghe e con scafi piatti sono sicuramente veloci e performanti alle andature portanti, mentre le “vecchie” barche con slanci pronunciati, derive più grandi, chiglie più stellate e dislocamento più importante sono sicuramente più boliniere.

Le prime sono più veloci ma, con onda formata, sbattono sull’acqua mentre le seconde sono lente ma garantiscono un passaggio sull’acqua più morbido.

Le differenze non si fermano qui: a parità di lunghezza gli spazi interni ed esterni delle barche moderne sono sicuramente maggiori, quindi aumenta la “vivibilità”, perlomeno quel tipo di vivibilità che si apprezza in porto oppure in rada, quando il mare è calmo.

In navigazione, soprattutto se le condizioni  meteo-marine si fanno più impegnative, la musica cambia ….  (segue)

Buon Vento!

Mirco Mascotto