I numeri e le statistiche non lasciano adito a dubbi: negli ultimi anni gli incidenti in mare causati da unità da diporto sono aumentati esponenzialmente, con preoccupanti incrementi a due cifre da un anno all’altro. In qualche caso le conseguenze sono state tragiche, con la morte di una o più persone coinvolte.
Le cause sono da ricercare nell’aumento delle barche che navigano ed affollano i nostri mari , soprattutto nei mesi di Luglio ed Agosto e, indirettamente, nella grande diffusione del noleggio che consente a skipper con scarsissima esperienza di mettersi al comando di imbarcazioni anche di dimensioni ragguardevoli. A questo si aggiungono – è stato riscontrato – una scarsa osservanza e conoscenza delle norme per prevenire gli abbordi in mare ed un abuso di alcool e sostanze stupefacenti.
A fronte di questo stato di cose, in qualche modo assimilabile a quanto avviene per gli incidenti stradali, il legislatore ha inasprito le norme e le pene previste per chi, al comando di un’imbarcazione, causa incidenti più o meno gravi.
E’ stato quindi istituito il reato di OMICIDIO NAUTICO, punibile con la reclusione da 2 a 7 anni. La pena si inasprisce da 8 a 12 anni in caso di ebbrezza alcolica o uso di sostanze stupefacenti. Come pena accessoria è prevista inoltre la sospensione della patente nautica per un periodo da 1 a 3 anni.
Per coloro che conducono imbarcazioni per fini commerciali (ivi compresi gli skipper assunti da un equipaggio di diportisti inesperti) sono previste pene ancora più severe.
Infine, come avviene in ambito stradale, sono previste aggravanti quali l’omissione di soccorso e la fuga del conducente (comandante).
Come sempre le norme, per quanto severe, non affrontano il problema di fondo: analogamente a quanto avviene sulle nostre strade, in mancanza di adeguata preparazione, cultura e controlli il problema non si potrà risolvere. A mio parere le scuole che organizzano i corsi per il conseguimento delle varie patenti nautiche potrebbero (e dovrebbero) svolgere un ruolo fondamentale, ma sarebbe necessaria una sorta di “rivoluzione copernicana” che inducesse gli operatori economici del settore a preoccuparsi meno della quantità (numero di iscritti ai corsi) e più della qualità (contenuti dei corsi, insegnamento etc.)
Per fortuna (e per scelta) Il Paterazzo segue un’altra strada e prima di affidare il Comando ad un Capobarca, prevede un percorso formativo degno degli astronauti che si stanno preparando per il viaggio verso Marte, pianeta sul quale, come è noto, sembra proprio che l’acqua non ci sia.
Buon Vento!
Mirco Mascotto
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