La crociera-scuola sociale 2023 che ha visto ben DIECI imbarcazioni del Paterazzo a solcare il mare di Croazia, ha dimostrato, una volta di più, l’importanza strategica dei Capibarca nell’economia funzionale del nostro Gruppo: 10 barche vuol dire 10 Capibarca e 10 Secondi (aiuto Capobarca), quindi almeno 20 Soci adeguatamente preparati e formati per ricoprire ruoli di grande responsabilità.
Nei due numeri precedenti di questo nostro Giornalino, prendendo spunto da un “vecchio” libro di Gianfranco Meggiorin, abbiamo appena abbozzato le caratteristiche e le qualità richieste a chi desidera ricoprire il ruolo di skipper. Imitando gli scultori, che creano “per sottrazione” partendo da un blocco informe di marmo, può essere utile accennare ad alcuni comportamenti ed atteggiamenti che un buon capobarca non dovrebbe avere e che devono quindi essere evitati.
Cito testualmente: “Ho sempre diffidato degli skipper che dicono di non temere il mare e le burrasche e che affermano con orgoglio di non avere nulla da imparare”.
Ed ancora “uno skipper che urla ed impreca durante una manovra o parla all’equipaggio in modo duro e prepotente, genera a bordo tensione e confusione e può rendere difficile una navigazione che potrebbe essere piacevolissima”.
Gli aspetti puramente tecnici (governare l’imbarcazione al largo, manovrare in porto, ormeggiare, decidere di ridurre la velatura etc.) si intrecciano sempre con ambiti relazionali. la riuscita di una manovra dipende anche e soprattutto dalla capacità di dare ordini precisi, non equivocabili, con il giusto tono e la giusta autorevolezza: l’affiatamento che ne deriverà sarà il presupposto necessario affinchè le cose siano fatte PRESTO E BENE.
Un equipaggio intimidito agirà e reagirà meno prontamente e sempre con il timore di sbagliare. Aggiungo che la scelta e la parola definitiva sul da farsi spetta sempre e comunque al capobarca, soprattutto in condizioni critiche.
Al primo momento opportuno, quando la situazione sarà di nuovo calma e sotto controllo, sarà molto utile spiegare le motivazioni della decisione presa e non sarà certo sufficiente dire (l’ho sentito con le mie orecchie) “…si fa così perché il comandante sono io!” , il che equivale alla risposta che alcuni genitori danno ai figli che chiedono “perché questo e perché quello” : PERCHE’ DI SI’ !
Credo che, riandando alla nostra infanzia, nessuno di noi abbia mai trovato questa risposta davvero convincente!
Buon Vento!
Mirco Mascotto
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