Nel numero di Dicembre/Gennaio ho dato conto di alcune modifiche al piano velico ed all’attrezzatura di coperta volte a semplificare la conduzione della barca. Questa tendenza non è nuova e l’obiettivo è quello di rendere più agevole e piacevole la navigazione, anche con equipaggio ridotto.

Il primo esempio di questo nuovo  approccio, per quell’epoca rivoluzionario (eravamo negli anni ’90), lo possiamo ritrovare a bordo dei Wally, barche  extra lusso, custom, che partono da una lunghezza di circa 100”. La filosofia progettuale di Luca Bassani, il fondatore, è molto chiara: coperte sgombre da ostacoli (spesso flush-deck), manovre servoassistite per ridurre gli sforzi, vele quasi sempre avvolgibili, facilità di manovra.

Questo tipo di approccio si è progressivamente esteso alle barche “normali”, favorito da nuovi materiali, tecniche costruttive innovative unite ad uno studio progettuale molto sensibile alle esigenze di una clientela che, grazie anche alla crescente diffusione del charter, gradisce mezzi più comodi, spazi più ampi e manovre ridotte all’essenziale.

Intorno al 2006 il cantiere francese Beneteau presentò i modelli della gamma Cyclades, appositamente studiati e progettati per una clientela meno attenta alle prestazioni e regolazioni ma molto sensibile alla semplicità di manovra: su questa imbarcazioni il trasto non  era più presente, sostituito da un golfare sistemato al centro del pozzetto al quale agganciare il paranco della scotta della randa: STOP!

Facendo un salto temporale di quasi vent’anni, un noto cantiere italiano ha annunciato  in queste settimane una nuova gamma di imbarcazioni (dai 40 ai 55 piedi!) con un armo privo di paterazzo! Premesso che, considerando il nome del nostro Gruppo, la scomparsa di questa manovra dormiente sarebbe un’autentica iattura, viene da chiedersi che fine faranno tutte le regolazioni per le quali la presenza del paterazzo  è semplicemente indispensabile: flessione e/o agolettamento dell’albero, riduzione/aumento  della catenaria della vela di prua , “scarico” della parte alta della randa modificandone la forma a seconda delle esigenze come conseguenza della flessione dell’albero.

Seguendo questo trend, temo che le barche a vela del futuro (nemmeno troppo  distante)  avranno entrambe le vele avvolgibili, il fiocco autovirante, saranno prive di trasto e di paterazzo, comprimendo le possibilità di regolazione da parte dell’equipaggio che si limiterà a cazzare le scotte (probabilmente con winch elettrificati) e a governare con il timone.

Se questo è l’approdo della filosofia dell’EASY SAILING credo che verrà meno il gusto di navigare a vela, cercando – nei limiti delle nostre capacità – la messa a punto ottimale per rosicchiare qualche decimo di nodo. Forse qualche residua emozione ci verrà dalle manovre in porto che regalano sempre un po’ di suspence… Ma anche lì  il futuro si preannuncia sonnolento “grazie” all’elica di prua (bow thruster), dotazione ormai “standard” per quasi tutte le barche di nuova generazione… In attesa che il charter-plotter di bordo, collegato al Gps e ai comandi di motore e timone, sia in grado di manovrare al posto nostro; prove in tal senso sono state già eseguite e, probabilmente, è solo questione di tempo!

Buon Vento!

Mirco Mascotto