Utility nel Web scovate per voi. Purtroppo l’estate di quest’anno 2020 andrà come andrà, tuttavia ricordare l’evento di questo racconto potrebbe essere quantomai utile!

…. Il nuovo marinaio salta dal pozzetto, completamente vestito, e si mette a nuotare a tutta velocità. Grazie all’esperienza acquisita come bagnino, tiene gli occhi fissi sulla vittima puntando in direzione degli armatori che nuotano nel tratto di mare fra il loro yacht, ancorato e la spiaggia. “Secondo me pensa che tu stia affogando” il marito dice alla moglie. Poco prima avevano giocato a spruzzarsi e lei aveva urlato ma ora sono semplicemente fermi con l’acqua sino al collo. “E’ tutto a posto. Ma cosa sta facendo?” domanda lei, un po’ infastidita. “Non c’è nessun problema!” grida il marito, facendo cenno di tornare indietro, ma il marinaio continua a nuotare a tutta velocità. “Toglietevi di mezzo” urla, passando come un fulmine in mezzo all’attonita coppia. Proprio dietro di loro, a mala pena a tre metri di distanza, la figlia di nove anni stava affogando ….. al sicuro, fra le braccia del marinaio, scoppia a piangere, “Papà!”….

Com’e’ possibile che il marinaio, da più di 15 metri di distanza, sia stato in grado di percepire un pericolo che il padre della bambina non aveva colto da una distanza di appena 3 metri?

L’annegamento, al contrario di quanto generalmente si crede, non si manifesta in una violenta richiesta di aiuto fra mille spruzzi. Il marinaio era stato addestrato da esperti in materia e da anni di esperienza a riconoscere i segni dell’annegamento; il genitore invece ne conosceva la dinamica dai film visti in TV. Se si lavora a contatto con l’acqua, come capita a tutti i bagnini, bisogna sapere bene quali segni tenere sotto controllo quando qualcuno entra in acqua. Prima di pronunciare fra le lacrime “Papà”, la bambina non aveva emesso alcun suono. Data la mia passata esperienza da soccorritore della Guardia Costiera, questo racconto non mi ha affatto sorpreso. Annegare è, nella maggior parte dei casi, un evento pericolosamente tranquillo. Nella realtà raramente si assiste alle grida e ai movimenti convulsi fra onde e schizzi che la televisione ci ha abituato ad associare all’annegamento.

La risposta istintiva all’affogamento è ciò che si fa per evitare un reale, o percepito tale, soffocamento in acqua. E questo istinto non si manifesta come ci si aspetterebbe. Ci sono pochissimi spruzzi, nessun’onda, nessun grido, nessuna richiesta di aiuto. Giusto per avere un’idea di quanto l’annegamento appare tranquillo e poco drammatico dalla superficie, considerate solo i seguenti dati:

  1. E’ la seconda causa di morte accidentale nei giovani sotto i 15 anni d’età (seconda solo agli incidenti stradali);
  2. Dei circa 750 bambini che annegherà nel prossimo anno, circa 375 di questi lo farà entro 20 metri da un genitore o un adulto. Per il 10 % di questi casi, l’adulto li vedrà letteralmente affogare senza avere un’idea di quello che sta succedendo.
  3. Affogare non si manifesta come affogare spiega il Dr. Pia, in un articolo pubblicato in “Coast Guard’s On Scene Magazine,” che descrive la “risposta istintiva all’affogamento” in questo modo:
  • Ad eccezione di rari casi, le persone che stanno annegando sono fisiologicamente incapaci di chiedere aiuto. L’apparato respiratorio è preposto alla respirazione; l’articolazione di suoni è una funzione secondaria o ulteriore. Perché si possa parlare è necessario che, prima, siano compiute tutte le fasi della respirazione.
  • La bocca di una persona che sta annegando è ad intermittenza sotto e sopra il livello dell’acqua. In questo modo non si ha il tempo necessario per espirare ed inspirare e chiedere aiuto. Per il poco tempo in cui la bocca è fuori dall’acqua, è possibile solo espirare e inspirare rapidamente prima di essere nuovamente sommersa.
  • Una persona che sta annegando non può agitare le braccia per richiamare l’attenzione. L’istinto naturale la spinge ad estendere le braccia lateralmente e premere dall’alto verso il basso la superficie dell’acqua. In questo modo riesce a far leva sul corpo e a tenere la bocca fuori dall’acqua per respirare.
  • Per azione della “risposta istintiva all’affogamento” la persona in questione non può controllare volontariamente i movimenti delle braccia. Fisiologicamente le persone che stanno annegando, e che fanno fatica a restare in superficie, non riescono a bloccare l’annegamento e a fare volontariamente movimenti come agitare le braccia, avvicinarsi a un soccorritore o allungarsi per afferrare un’attrezzatura di salvataggio.
  • Per tutta la durata dell’Instinctive Drowning Response (reazione istintiva all’annegamento – nd RF), il corpo rimane verticale dentro l’acqua, senza che le gambe si muovano per aiutare il galleggiamento. Se non sarà soccorsa da un bagnino addestrato, questa persona riuscirà a fatica a stare in superficie dai 20 ai 60 secondi prima che affondi. Questo non significa che chi chiede disperatamente aiuto e si dimena non sia in pericolo: sta certamente provando uno stress acquatico. Questo stress, che non sempre precede l’Instinctive Drowning Response, non dura molto ma, diversamente da chi sta veramente annegando, la persona affetta da stress acquatico, è in grado di collaborare durante il soccorso: può infatti afferrare una sagola di salvataggio, un salvagente ecc.

Bisogna assicurarsi che non si presentino questi altri sintomi tipici dell’annegamento quando la persona è in acqua:

  • Testa bassa nell’acqua quindi bocca a livello dell’acqua;
  • Testa riversa indietro con la bocca aperta;
  • Occhi vitrei e persi nel vuoto, incapaci di mettere a fuoco;
  • Occhi chiusi;
  • Capelli sulla fronte o sugli occhi;
  • Gambe ferme – verticali;
  • Iperventilazione cioè respiro breve, ansimante;
  • Tentativo di nuotare in una certa direzione ma senza progredire;
  • Tentativo di assumere una posizione supina;
  • Movimento simile a quello di chi sale una scala a pioli, raramente fuori dall’acqua.

Quindi, se un membro dell’equipaggio cade fuori bordo e tutto sembra normale – non siatene troppo sicuri. Alcune volte è sintomatico in una persona che sta annegando che questo non sia evidente. Può infatti sembrare che si stia tenendo a galla e stia guardando in alto verso il ponte. Un modo per assicurarsi che sia tutto a posto è domandargli se va tutto bene; se la persona in acqua risponde in qualche modo vuol dire che è verosimilmente così. Se invece ha uno sguardo fisso – potreste avere meno di 30 secondi per raggiungerlo.

Genitori, i bambini che giocano nell’acqua sono sempre chiassosi. Se diventano troppo silenziosi, è meglio verificare il motivo di tanta quiete.

Autore: Mario Vittone “I work and write and try to stay useful to the people around me!