LUNA ROSSA sta facendo un altro miracolo! Non mi riferisco alle molte regate vinte nella Luis Vitton Cup di Barcellona perché, sul piano puramente agonistico, non possiamo ancora gioire…

Il vero miracolo consiste nell’enorme interesse e nel grande seguito di appassionati vecchi e nuovi che al bar, a cena con gli amici o durante un coffe-break in ufficio non perdono occasione per parlare del nostro splendido “Silver Bullet”. A proposito, non so se Luna Rossa sia la barca più veloce, ma sicuramente è la più bella !

Se poi vengono a sapere che sei un velista, apriti cielo! Chiedono informazioni e chiarimenti, vogliono saperne di più di questo e di quello. Parliamoci chiaro: queste sono barche talmente diverse da quelle sulle quali noi velisti “normali” siamo abituati a navigare che, per quanto presumiamo di essere preparati, dovremmo invece imparare a considerarci tutti dei “neofiti”, quasi totalmente impreparati al cospetto di barche che sono un concentrato di  tecnologia ed innovazione allo stato puro.

E’ anche vero che queste barche non sono nate dal nulla! Rappresentano invece l’ultimo (per ora) anello di una catena evolutiva le cui origini devono essere retrodatate addirittura ai primi anni del ‘900. Con un certo orgoglio possiamo aggiungere che gli italiani hanno avuto un ruolo fondamentale in questo percorso che muove da una domanda molto semplice: cosa  possiamo fare per muoverci più veloci sull’acqua?

L’Ingegnere milanese Enrico Forlanini (quello dell’omonimo viale che porta all’idroscalo del quale Enzo Jannacci cantò nella famosissima “el purtava i scarp del tenis”) inventò l’idroplano, con il quale raggiunse la velocità di 36,9 nodi : correva l’anno 1905.

Nell’immediato dopoguerra (1956) la città di Messina divenne la capitale mondiale nella produzione di aliscafi che tutt’ora vengono utilizzati su alcune tratte marittime. Il principio è sempre lo stesso: sollevandosi sui pattini (foils) la superficie bagnata diminuisce e con essa la resistenza dell’acqua all’avanzamento dell’imbarcazione la quale, a parità di potenza erogata dal motore, riesce a navigare molto più velocemente. Qualche anno dopo la Boeing (quella degli aerei) progettò uno scafo monocarena su foil denominato Sparviero, la cui costruzione fu affidata alla Fincantieri.

Parlando di barche a vela, la prima (anno 2004) che riuscì a sollevarsi regolarmente sull’acqua fu il Moth, una piccola deriva con una lunghezza fuori tutto di poco superiore ai cinque metri e con una lunghezza al galleggiamento inferiore ai quattro. Sicuramente vi sarà accaduto di incrociarne qualcuno navigando sull’alto Lago di Garda. La “classe” è ancora molto attiva ed organizza regate in tutto il mondo.

La prima sfida da vincere era quella della LEGGEREZZA: le vecchie barche a vela dislocanti erano troppo pensati e non si sarebbero mai sollevate sui foil. La tecnologia ed i materiali costruttivi definiti “ultraleggeri” diedero una spinta fondamentale perché consentivano di produrre imbarcazioni che, a parità di lunghezza, dislocavano un terzo rispetto a quelle di generazione precedente.

Erano ormai maturi i tempi per produrre le prime “barche volanti” che riuscissero a sollevarsi con la sola spinta del vento sulle vele, senza l’ausilio del motore… (fine prima parte) .

Buon Vento!

Mirco Mascotto