…E’ forse questo il destino di un cavaliere errante?..non so esattamente cosa mi abbia spinta a partire per la traversata Atlantica in barca a vela, ma di sicuro è un’esperienza che ho desiderato tantissimo e che voluto soltanto per me.

Parte 1/3

Fin dall’inizio sono stata molto gelosa di questo progetto, per quanto avessi la possibilità di vivere questo mio viaggio in compagnia di persone amiche, la cui presenza mi avrebbe di certo supportato nei momenti di difficoltà, sentivo la necessità di affrontare queste miglia da sola; non so esattamente perché, forse per mettermi alla prova, forse per liberarmi da molti pensieri, sta di fatto che alla fine sono partita.

Un’incosciente alle prese con una situazione che poteva evitare, dirà qualcuno dopo questa lettura, una pazza sconsiderata secondo mia madre, lo so, col senno di poi mi rendo conto di aver valutato male alcuni elementi e di non aver fatto una scelta accurata, ma forse e dico forse, è stato bene così e comunque non saprò mai come sarebbe stato il mio battesimo all’Oceano se tutto fosse andato come sperato.

Non aspettatevi da me un trattato tecnico sulle condizioni della barca, del meteo, degli strumenti di bordo,della rotta,  dati di certo importantissimi e che spesso vengono affrontati durante i nostri incontri in sede, poiché ciò che davvero mi è rimasto dentro è stato altro, è andato oltre,  ha toccato corde del mio essere che possono avvicinarsi di più ai racconti di mare che ai manuali di tecnica di navigazione. Da sempre, fin dal mio primo giorno su una barca a vela, sapevo che il rapporto così vicino con gli elementi naturali, mi avrebbe spinta a voler conoscere spazi sempre più ampi e ispirati, ho sognato per molto tempo di vedere con i miei occhi ‘il respiro dell’oceano’.

La vela per me ha sempre svolto la funzione di un medicinale,quando salgo in barca come per magia le negatività si annullano e puff tutto (o quasi sempre) diventa più azzurro, così, in seguito ad un periodo di ‘turbolenza’, ho deciso di cercare in questa mia meravigliosa passione una risposta a parecchie domande.

La vera e propria decisione è avvenuta a fine Ottobre 2018 quando,in conclave con le amiche di sempre, ho inviato il messaggio di conferma alla persona che sarebbe diventata il mio skipper per la rotta Est-Ovest, ma andiamo con ordine.

La ricerca di un imbarco è iniziata con l’iscrizione al sito internet collegato alla ARC, acronimo di Atlantic Rally for Cruisers. Per chi non lo sapesse è una delle regate d’altura più partecipate al mondo. Molti armatori colgono l’occasione di portare la propria barca ai Caraibi, unendosi ad una flotta controllata e seguita da un comitato di regata, il che, al di là del costo elevato di iscrizione, certo non è male quando ci si ritrova in mezzo all’Atlantico. Il sito è frequentato da molte persone, armatori e marinai o presunti tali danno la propria disponibilità indicando periodo, luoghi di navigazione, esperienza, e altre informazioni necessarie all’identificazione dei soggetti iscritti. Il mio primo contatto è stato con una famiglia di finlandesi composta da padre, madre e due figli in età da elementari, da subito la soluzione perfetta per me.

Cercavano qualcuno con cui condividere le spese e che non avesse problemi con i bambini, dentro di me avevo la certezza che un padre di famiglia non avrebbe mai messo in pericolo i propri figli, ed essendo io una ragazza da sola, la soluzione familiare mi avrebbe di certo sollevata di qualche pensiero. Purtroppo dopo alcune mail vengo informata che la scelta sarebbe ricaduta su un amico di famiglia che aveva in passato navigato con loro, la mia ricerca è dunque ricominciata.

Ho spulciato per un certo tempo tra gli annunci più disparati, da parte di molti non ho ricevuto risposta,  ad alcuni non andavo bene a causa della mia inesperienza oceanica , ad altri invece  ‘andavo fin troppo bene’ e dunque spaventata dall’idea di non arrivare intera ai Caraibi, rinunciavo in partenza. L’idea di presentarmi alle Canarie per cercare un imbarco la escludevo per una questione mista di paura di quello che avrei trovato, pigrizia e un po’ di frustrazione nata dai risultati delle ricerche precedenti.

Un giorno, un amico velista mi indica il nominativo di uno skipper italiano, sentito solo telefonicamente, che avrebbe affrontato la traversata charterizzando la tratta. Non avevo fino ad allora valutato l’idea di pagare qualcuno per realizzare questo desiderio, preferendo l’idea dell’avventura, ma alla fine decido di chiamare e di capirne le intenzioni. La prima impressione non è male, all’elenco delle mie domande C. (lo skipper) risponde con chiarezza, nulla mi fa pensare che durante il viaggio avrei conosciuto una persona del tutto diversa da quello che avevo immaginato (nota per il futuro : quando l’istinto mi dice che la cosa si può fare, mi devo  ricordare del mio digiuno forzato in mezzo all’Atlantico!)

Lo skipper mi comunica che la barca è un Sun Odissey 51 del ’91, una barca voluta da tanto tempo, il mezzo che ha portato Omero Moretti degli Skipper Oceanici avanti e indietro per l’Atlantico svariate volte. Mi racconta della sua intenzione di sistemarla completamente, ma che nell’essenziale la barca sarebbe stata pronta per la partenza il 25 Novembre (nota per il futuro: definizione di ‘essenziale’, e io che pensavo dovesse semplicemente rifare il teak)

Mi viene comunicato che Full Moon, questo il nome del mio ‘traghetto’ , è dotata di tutti gli strumenti necessari per una navigazione in sicurezza: Epirb, AIS, SSB , pure un dissalatore. Avrei scoperto il giorno prima della partenza che il dissalatore era in dotazione, ma se non viene installato non funziona (nota per il futuro: per evitare le incrostazioni di sale sulle ginocchia cercare una barca con water maker: 1000 litri di acqua dolce non sono molti in sei persone per venti giorni di navigazione).

Non contenta approccio il sito internet indicatomi da C., la descrizione della traversata firmata dallo skipper è quasi commovente e in perfetta linea con la mia visione della stessa. Dimostra inoltre interesse per la tutela dell’ambiente, invitando i propri ospiti all’utilizzo di prodotti biologici, mancava solo mi dicesse che avrei accarezzato cuccioli di foca meditando sulla vita ed il gioco era fatto. Vengo dunque comprata come un pollo al mercato (nota per il futuro: non acquistare nulla dalla confezione, soprattutto se la compagna di chi ti sta vendendo qualcosa è una manager nel settore marketing e comunicazione).

All’inizio di Novembre 2018 annuncio alla mia famiglia la mia intenzione di comprare un biglietto di sola andata per le Canarie e da lì del mio progetto di raggiungere i Caraibi in barca a vela.

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