Tutti i velisti sanno che cos’è il Vang e ne conoscono la funzione principale. Principale, appunto, ma NON unica!

E’ evidente a tutti che, alle andature portanti, la scotta della randa deve essere lascata e quindi non è più in grado di trattenere il boma verso il basso. Se non esistesse il Vang, il boma sarebbe libero di sollevarsi ad ogni rinforzo di vento e ad ogni passaggio di onda, con due conseguenze: la forma della randa andrebbe a farsi benedire e le continue oscillazioni del boma metterebbero a rischio l’incolumità dell’equipaggio e dell’attrezzatura. Basta cazzare adeguatamente il Vang per porre rimedio, restituendo efficienza alla randa, salvaguardando le teste di coloro che si trovino in coperta.

Con vento forte vi è il pericolo di andare in straorza: in questo caso bisogna essere rapidi nel lascare il vang, per poi cazzarlo nuovamente quando il timoniere avrà ripreso il controllo della barca. Per questa ragione è importante che la manovra sia rinviata in pozzetto.

A questo punto sorge spontanea una domanda: il Vang è utile solo in questa particolare condizione oppure anche in altre andature? Ad esempio, di bolina, quando è chiaro che la scotta cazzata provvede autonomamente a tenere basso il boma, il Vang è del tutto superfluo e, come si sente dire spesso, basta “puntarlo”,  oppure potrebbe svolgere una sua specifica funzione?

Ed ancora, allargando la nostra andatura da bolina a bolina larga e poi al traverso che tipo di contributo può dare il Vang? Cosa succede se il vento rinfresca?

Proviamo a rispondere partendo da una premessa: il Vang è utile anche alle andature che, coniando un neologismo di dubbia eleganza stilistica, potremmo definire NON PORTANTI. Quindi se navighiamo di bolina larga oppure al traverso non dimentichiamoci di questa manovra, soprattutto con vento fresco.  

Il vang è inclinato di circa 45° rispetto alla coperta; quando lo cazziamo si crea una forza che, partendo dall’attacco sul boma arriva alla base dell’albero seguendo tale inclinazione. Immaginiamo adesso di scomporre tale forza: avremo una componente verso il basso (quella che impedisce al boma di sollevarsi) ed una componente orizzontale che esercita una compressione sull’albero all’altezza della trozza, spingendolo in avanti.

L’entità di tale flessione varia a seconda dell’armo della barca e del materiale con cui è costruito l’albero: un armo frazionato consentirà una maggiore flessione verso prua ed avremo quindi una randa più magra (aumento della corda e diminuzione della freccia). Al tempo stesso, abbassando il boma otterremo l’effetto di allungare la balumina .

Quindi il vang interviene direttamente nel determinare la forma della randa ed il  suo svergolamento. Quando sapremo se la nostra randa è svergolata al punto giusto? C’è un metodo empirico ma efficace: il vang deve essere cazzato fino a quando la stecca superiore della randa sarà parallela al boma.

Buon vento e buon vang a tutti!

Mirco Mascotto