Nel numero di Ottobre abbiamo rapidamente accennato all’evoluzione progettuale che riguarda le barche a vela nate per la crociera oppure per un utilizzo che potremmo definire, con un termine abusato: “ibrido”.
Si tratta di barche con tutte le comodità, super accessoriate e molto vivibili, ma anche in grado di togliersi qualche soddisfazione nelle regate di circolo o di zona. Il termine che identifica queste imbarcazioni è racer-cruiser. Niente a che vedere con i bolidi da regata, magari dotati di foil, ma comunque barche veloci e performanti, agili e sensibili al vento.
Negli anni ottanta e novanta tutti i cantieri più prestigiosi si sono cimentati con progetti ispirati a questa filosofia e costruirono barche che, oltre ad essere comode e performanti, erano anche belle, con linee slanciate e molto eleganti: Swan, Baltic , X-yacht, Solaris, Grand Soleil produssero velieri che fecero la storia dello yachting e che ancora oggi, quando capita di incrociare la loro rotta, suscitano piacere estetico ed ammirazione.
Tuttavia, se il tema è quello dell’easy sailing, va detto che queste bellissime barche erano anche molto tecniche e richiedevano all’equipaggio grande cura ed attenzione per le innumerevoli regolazioni possibili: una vera e propria palestra di vela che imponeva all’equipaggio continui interventi e regolazioni. Sul Grand Soleil 46 che ho avuto la fortuna di possedere per qualche anno, ricordo la bellezza di 10 verricelli (winch), volanti non strutturali, doppia rotaia per la vela di prua, etc. etc. etc…
Quando tutto era a segno la barca filava che era una meraviglia, ma dopo qualche bordo i membri dell’equipaggio erano ridotti come stracci.
Nel frattempo sempre più appassionati si stavano avvicinando alla vela, il noleggio prese piede un po’ dovunque e le società di charter divennero i principali clienti dei cantieri con maggiori capacità produttive (Beneteau, Jeanneau, Dufour, Bavaria, etc.); le esigenze della loro clientela finirono per condizionare progettazione e produzione: pozzetti ampi e vivibili, spazi sottocoperta molto generosi con tanti posti letto etc. Inoltre, considerando il tipo di utilizzo, non era più così importante il livello delle finiture e la qualità dei materiali utilizzati.
Poiché non tutti gli equipaggi che noleggiano imbarcazioni a vela sono esperti (e molto spesso sono anche pigri!) è iniziato un processo di progressiva semplificazione per rendere più agevole la conduzione, anche a costo di penalizzare pesantemente le prestazioni veliche. Quindi, oltre all’ormai irrinunciabile avvolgifiocco, ecco apparire sempre più frequentemente l’avvolgiranda: inutile dire che la randa avvolgibile, priva di stecche, ha una forma rivedibile ed un profilo scarsamente efficiente.
In tempi più recenti il genoa è stato sostituito da un fiocco autovirante, sicuramente molto comodo in virata: basta ruotare il timone dalla parte giusta e, come per magia, randa e fiocco si ritrovano entrambi sul nuovo bordo, senza alcun intervento da parte dell’equipaggio.
La corsa alla semplificazione non si è certo fermata e, nel tempo, altre manovre sono state modificate e in qualche caso eliminate. Questo processo porta con sé alcuni innegabili vantaggi in termini di semplificazione e comodità, ma impone anche delle dolorose rinunce … Ne parleremo nel prossimo numero.
Buon Vento!
Mirco Mascotto
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