Venerdì 18 e Sabato 19 Novembre 2022. La finestra meteo sembra discreta (considerando la stagione) quindi decido di trasferire ORASI’ dal Porto di Cecina alla sua nuova casa: il Marina di Punta Ala.

Il mio amico Mamo (Mauro), compagno e complice di tante navigazioni, è già stato allertato, quindi partiamo di buon’ora da Verona.

La prima tappa è Cecina, per lasciare in barca sacchi a pelo e bagagli, rabboccare il gasolio e per incontrare Luca, il motorista che ha appena tagliandato il fido entrobordo Lombardini. La sua diagnosi è più che incoraggiante: “tutto a posto!”.

Proseguiamo in auto verso Punta Ala; devo prendere gli ultimi accordi con il cantiere che eseguirà i lavori di manutenzione necessari. Poiché l’indomani saranno chiusi, dovremo ormeggiare ORASI’ nel bacino di alaggio, proprio sotto il carro ponte, pronta per essere posizionata sull’invaso e tacchinata.

Lasciamo l’auto a Punta Ala, rimediamo un passaggio fino alla stazione di Follonica (grazie Maurizio!) e da lì torniamo in treno a Cecina. Ci attende una cena di pesce al ristorante del Marina.

L’indomani, esattamente alle sei e quarantacinque lasciamo l’ormeggio ed usciamo dal porto; ci aspettano 35 miglia, con arrivo previsto alle tredici e trenta. I siti che consultiamo sono concordi nel prevedere vento da terra (Est) fino a Piombino è da lì in avanti 15 nodi di Scirocco e mezzo metro di onda.

Questo significa che, nell’ultimo tratto di navigazione, dovremmo avere vento e mare contrari…tutto NORMALE ! Il cielo è plumbeo e le nuvole minacciano pioggia; anche questo era previsto. Dopo tre ore di motore siamo al traverso di San Vincenzo e – finalmente – l’atteso vento di terra arriva e si stabilizza sui 18 nodi con qualche breve rinforzo a 22. Su le vele! Randa e genoa pieni: ORASI’ accelera felice, si corica sul fianco di dritta e corre a 6 nodi; si va che è una meraviglia, anche perché veleggiamo ridossati, quindi senza onda.

Sfiliamo velocemente davanti al Golfo di Baratti e sotto la città murata di Populonia, utilizzata per secoli prima dai pisani e poi dai genovesi, come luogo privilegiato di avvistamento.

Superata Cala Moresca dobbiamo accostare a sinistra di una ventina di gradi per orientare la prua verso la nostra destinazione. Dinnanzi al Marina di Salivoli, il più vicino all’Isola d’Elba, incomincia a piovere, il vento rinforza fino a 20 nodi e si forma un’onda ripida di un metro e mezzo di altezza. Accendiamo il motore e riavvolgiamo il genoa. E’ il momento di indossare cerata, stivali da acqua, giubbotto salvagente e ombelicale.

Le nuvole basse riducono la visibilità e l’isolotto di Cerboli, distante appena due miglia, appare e scompare alla nostra dritta come se la Fata Morgana avesse beffardamente deciso di divertirsi con noi. Sembra di essere fermi anche se gli strumenti ci dicono che stiamo procedendo verso la meta alla velocità di 4,5 nodi.

Quando arrivano onde più ripide la barca sbatte violentemente e così fa anche la randa, quindi vado all’albero per ammainarla: Mamo mi informa che, proprio in quel momento, il vento ci regala una raffica a 30 nodi, esattamente il doppio del previsto.

Comunque ci stiamo muovendo, seppur faticosamente. Dopo mezz’ora il cicalino del quadro motore fa sentire il suo suono sinistro: è un sibilo continuo che tortura incessantemente l’orecchio. Per prima cosa controllo l’indicatore della temperatura dell’acqua e sembra tutto a posto. Vado a poppa e do un’occhiata al terminale del tubo di scarico: l’acqua esce regolarmente, spinta in mare dagli sbuffi d’aria calda. Scendo sottocoperta ed apro il vano motore: la cinghia dell’alternatore è al suo posto e non vedo perdite di liquido. I livelli li avevo controllati prima della partenza quindi non ci dovrebbero essere problemi.

Proviamo a spegnere il motore e a riaccenderlo dopo un minuto, ma il sibilo continua, inesorabile ed insopportabile. Decido di spegnere il quadro elettrico lasciando il motore in funzione. Benedetto motore diesel; non sarai il più pulito ma continui a funzionare imperterrito anche senza alimentazione elettrica!

Mamo chiede il cambio; adesso sono alla barra, sotto una pioggia battente e preoccupato per il motore quando il mio compagno di viaggio, che nel frattempo è sceso sottocoperta, si affaccia al tambucio e mi chiede: “cosa dici se ci facciamo un prosecchino?“

Basta questa semplice domanda per sdrammatizzare la situazione, rendere meno cupe le nuvole che ci circondano e meno fastidiosa la pioggia che, inesorabile, continua ad accompagnarci. Persino la preoccupazione per il motore sembra attenuarsi.

Eccoci quindi, all’alba di mezzogiorno, con il prosecco accompagnato da dolcissime sfogliatine, mentre navighiamo quasi alla cieca nel bel mezzo del Golfo di Follonica, con la pioggia che non molla annacquandoci il buon vino che abbiamo nel bicchiere. Qualche onda più alta ci corica sul fianco sinistro ma è solo un momento: ORASI’ si raddrizza velocemente e riprende a navigare da par suo.

Mai brindisi fu più opportuno e gradito !

Alle tredici e trenta avvistiamo lo Scoglio dello Sparviero, un punto cospicuo naturale ed inconfondibile che si trova a mezzo miglio dal molo frangiflutti di Punta Ala. Lo spirito a bordo cambia rapidamente. Mentre ci avviciniamo prepariamo parabordi e cavi di ormeggio.
L’entrata in porto non crea problemi e alle quattordici e quindici ORASI’ è finalmente ormeggiata nel bacino di carenaggio, sotto il carroponte blu che lunedì mattina la solleverà per adagiarlo dolcemente (speriamo) sull’invaso.

Nonostante le condizioni avverse il nostro ritardo è stato di soli quarantacinque minuti; siamo inzuppati ed intirizziti ma comunque soddisfatti per aver completato il trasferimento.

Il tempo di sistemare sottocoperta (dove nulla è rimasto al proprio posto) e alle quindici siamo in auto e ripartiamo per Verona; la sera è prevista una cena tra amici e non possiamo certo mancare!

Buon Vento a tutti!

Mirco Mascotto